PER UN REDDITO DI BURATTINANZA

Written on March 23, 2018. Posted in Blog | Takes 7 min reading.
Teatro di figura, teatro delle marionette, dei burattini, delle ombre, dei pupazzi, della materia e dell’antimateria, della polvere e degli stracci che volano, vivi. Teatro del doppio e del triplo e del quadruplo e di scambisti, perché no; teatro di chissenefrega degli attori, chissenefrega della voce tonante, e teatro, nella contemporaneità, del chissenefrega drammaturgico.
E siamo da anni immersi con piedi fradici nella fanghiglia culturale dell’ipocrisia, della convenienza; siamo pericolosamente inchinati ad un sistema, ahimè, neanche tanto d’élite e/o riconosciuto, persuasi da onde cicliche di convinzioni e convenzioni.
Si creano corti (dei miracoli), che sono eserciti umiliati dai target, dal senso colpevolizzante dell’utilità o della funzione sociale. Forse (?) abbiamo abbandonato l’arte come politica dell’astrattezza, della lateralità, del suo meraviglioso, ed eticamente coerente, non servire a nulla, se non a ve(n)dere speranza e visioni oltre la realtà che calpestiamo ogni giorno su questa terra, stancamente e con disillusione ancestrale ogni istante, tempo quantico o lineare che esso sia.
Abbiamo vestito negli ultimi anni il nostro proprio Pulcinella di abiti intessuti di bontà (falsa), con passamaneria da cultura alta, ma è ora di dirlo Pulcinella è il nostro RE se è nudo, se non ammicca buone maniere, se si abbandona svelato a se stesso, al suo inconscio, con le sue impeccabili contraddizioni ma lontano da tutte le pochezze della terra; è “vero” quando si sente vivo perché conscio di esserlo nell’universo del nulla, dell’arte.
È vero quando sa di essere pulviscolo, quando la polvere è sorella e madre, è vero quando ci chiede parole di interclassismo artistico,  quando non si coagula in una nuova vecchia forma, né con nuovo nome, né in una nuova bella etichetta, è vero quando lotta contro i fantasmi delle convenienze, da qualunque posto esse arrivino e qualunque esse siano.
Un invito ad esserci e praticarci in questo Pulcinella Nudo a chi fa naufragio volontario, per chi non ha recensori, semmai censori, per chi non ha voglia di sgomitare, per chi ha voglia e basta, e cucina le sue ipotesi teatrali, seppur maldestre, con quel che c’è e con quel che può.
Un fogliaccio luogo di condensazione di accadimenti verbali, nella spontaneità controllata dall’umiltà, senza, o moralisticamente poco, lungimirante arrivismo; cerchiamo il cuore non lo s/misurata/mente.
SI darà spazio a chi si mette in gioco nell’innovazione perdente, nell’onesta emarginata, nell’intellettualità sottomessa, (e non sono io, sia ben chiaro).
Partiremo e non so se arriveremo e dove, ma non ci interessa: questo lo slogan onesto e appeso all’entrata del boccascena Pulcinella Nudo, scolpito nell’animo delle persone nude, che non si coprono con abiti luccicanti, né ne indossano di apparentemente nobili.
E di questo Pulcinella Nudo diremo: è un giornalaccio, ma un giornalaccio così pessimo… si, ma alla ricerca di qualcosa che non si sa, non riempito da maìtrè à penser ma da perdre à penser. Sarà vuoto di orizzonti sublimi, del nome famoso se non dice nulla che racconti la verità; sarà alla ricerca di una realtà, sfida impossibile ammettiamolo, ma per coloro che vogliono esserci dico: prometto saremo sempre scoperti, nudi,… freddo permettendo naturalmente.