CORAZòN CORAZòN
di Bettini, KaSoKa, Molnàr
con Francesca Bettini, Paolo Colombo, Giulio Molnàr
regia Giulio Molnàr
luci Simona Gallo
una produzione di Solares- Fondazione delle Arti e La Terra Galleggiante
La signora Morlupi: eccola… entra in scena in ciabatte e vestaglia, si direbbe che viva lì. Ma non fatevi trarre in inganno dall’apparenza dimessa, quasi monacale, ogni sera la signora si trasforma. Questa donna non rappresenta, non finge, non recita, questa donna E’ sulla scena!
Lei sa dove portare il discorso, ha il senso delle virgole e non ha il punto esclamativo facile! La signora Morlupi è un’artista che ha la passione dell’essere. Perché altrimenti fare del teatro la sua casa? O della sua casa il teatro? Insomma perché confondere l’uno con l’altro?
Qui, ha fatto tutto da sola: dalle quinte all’impianto elettrico, dai costumi e all’imbottitura delle poltroncine della platea.
Qualcuno dice: - E’ pazzia!
- No! E’ passione!
Qualcuno dice: - Si è costruita un castello di illusioni?
- Ma è l’illusione l’architrave stessa del Teatro!
Qualcuno dice: - Ma se la platea è vuota e a teatro non ci va più nessuno... che cosa mangia la signora?
GLI, ahimè, COPROTAGONISTI
I fratelli Prezzottella-Protti, burattinai di padre in figlio. Questi personaggi di taglia morale ridotta rispetto alla signora Morlupi sono esuberanti, popolari…e scorreggioni. Il pubblico di tutte le età esulta ai loro spettacoli, si scompiscia, commenta a voce alta, si dà di gomito, mangia patatine in sala, fa rumore con i sacchetti e fa rotolare le lattine sotto le poltroncine della platea. Ma… c’è un ma! Riempiono il teatro e rimettono i conti in pari. Ci si può comprare pane, companatico e anche un paio di scarpe nuove.
LA MORTE: - Capisce Signora Morlupi, non è una cattiva idea affittare il teatro part time: la mattina i Prezzottella-Protti con le loro baggianate, la sera il Gran Teatro: tutto il suo repertorio da Garcia Lorca a frate Francesco d’Assisi… è un’occasione da non perdere, è l’OCCASIONE!
“Corazòn Corazòn, uno spettacolo che solo la disattenzione del teatro «ufficiale» nei confronti del teatro di figura, ha impedito che potesse ricevere i massimi riconoscimenti: testo d' inquietante comicità, recitazione impeccabile, costruzione registica di rigorosa essenzialità dove bastano pochissimi oggetti a condizionare drammaturgia e spazio scenico e poi sopra tutto un' invenzione inesauribile che rasenta la genialità.”
Alfonso Cipolla
La Repubblica 29 settembre 2013
‘Corazòn Corazòn è spettacolo metateatrale, composto d’infiniti piccoli elementi sorpresa di cui ridere e sorridere, molti rimandi / tormentoni fatti di un niente assolutamente prezioso, tante citazioni sparse e rispecchiamenti di grande divertimento: una vera gioia teatrale dove si ironizza affettuosamente sulla sperimentazione, in sfida (in fine in accordo?, in fondo non sono così dissimili?) con il teatro dei burattini.
Uno spettacolo deliziosamente intelligente, colto, lieve, denso e freschissimo.’
Valeria Ottolenghi
sulla Gazzetta di Parma
‘Corazòn Corazòn, come un vento di primavera, tiepido e garbato, ha soffiato addosso agli spettatori l’amore per il teatro. Gli attori, maneggiando in modo surreale se stessi, pochi oggetti e cinque burattini, hanno cercato di comunicarci che il teatro è immortale, il teatro rende immortali.’
Associazione Amici del Teatro di Cassano Valcuvia
Il progetto Corazon Corazon nasce dal desiderio di rimettere in scena uno spettacolo che Giulio Molnàr aveva diretto nel 2002 per la compagnia berlinese Kasoka. Lo spettacolo parte da una storia vera, rielaborata con le tre attrici del gruppo: Alexandra Kaufmann, Melanie Sowa, Eva Kaufmann, e con la partecipazione di Francesca Bettini per la scrittura.
Molnàr e Bettini lavorano insieme con discontinua continuità dall’1988, alternandosi alla regia e al lavoro di scena. Un’esposizione a Monaco di Baviera attorno a un loro spettacolo dal titolo “Le radici di Kaspar” ha visto tra i collaboratori Paolo Colombo, studente di lettere, autore e attore di forme teatrali brevi, ma di intensa poesia.
Al lavoro di Monaco sono seguiti altri fortunati incontri ad alimentare la reciproca stima e simpatia.
LO SPETTACOLO
Siamo a teatro. La sala è vuota. Stasera non ci sono spettatori che si siedono in platea con quel brusio caratteristico che sempre accompagna l’entrata del pubblico e che indica agli attori, silenziosi dietro le quinte, l’inizio imminente della rappresentazione.
Sola, molto distinta, in prima fila prende posto la Morte.
La Morte: perché no? Il teatro, la creazione, l’arte rendono immortali. È evidente che la Morte ne sia curiosa. E il pubblico curioso è il pubblico migliore.
Intanto le luci si accendono sul palcoscenico vuoto, in cui entra quasi con rispetto un giovane uomo.
Ha con se una riproduzione mignon del Colosseo e la colloca nel centro della scena.
È chiaro che questa storia si svolge a Roma, molto tempo fa, quando probabilmente questo giovane uomo, che ora vuole raccontarla, non era ancora nato…
‘Mi è sempre piaciuto scrivere, disegnare e dipingere, da piccola volevo ballare e ho sempre cantato volentieri… alla metà degli anni 70 sono inciampata nel Teatro che si trovava esattamente sulla strada della facoltà di Lettere Moderne dove mi ero appisolata sull’esame di latino, ancora obbligatorio. D’impulso mi sono trasferita in teatro con tutte le mie carabattole colori, racconti, desideri, ma senza le scarpette di danza perché in quel momento ogni cosa accademica sembrava si stesse scassando, e la danza era a piedi nudi e il canto non era lirico, ma popolare e sfrenato… e le parole le trovavano gli attori sulla scena!
Dopo questa vertigine ho avuto molti maestri e molte ispirazioni, ma, per tornare al presente, il modo in cui avvicinarsi a comporre uno spettacolo è rimasto simile: pragmatico e utopistico allo stesso tempo. In teatro la materia prima sono gli attori in carne, ossa e immaginazione, gli attori con le loro ‘carabattole’ sono la potenza e il limite in cui il discorso poetico prende forma.
Personalmente ho cominciato con uno slancio completamente attorale, la pittura mi ha avvicinato alla regia e alla scrittura, che mi ha fatto tornare ancora in scena.
Ho lavorato e lavoro, più spesso in Francia e in Germania, con diverse compagnie teatrali con cui condivido la pratica dell’improvvisazione teatrale come base della scrittura di scena.
attore, autore, regista di origine ungherese, vive in Italia, lavora e collabora in giro per l’Europa.
Docente alla Scuola d’Arte Drammatica Ernst Busch di Berlino presso la facoltà di Teatro di Figura.
Da anni conduce laboratori di ricerca su una particolare scrittura scenica che si avvale come fonte di ispirazione dell’improvvisazione creativa tra attore e oggetto.
Sono figlio di due burattinai, quindi il teatro ce l’ho sempre avuto in casa.
Di conseguenza, per venticinque anni, l’ho snobbato. Non ne volevo sapere.
Ho studiato letteratura, preso il dottorato, ho pensato di fare tutto, fuorché del teatro. Poi, come a volte capita, mi è successo di sbirciare un po’ più di frequente nella scatola nera da cui arrivava tutto quel clamore ed è stato come rientrare in casa propria da un ingresso nuovo, di cui non si era mai notata l’esistenza. Tutto sembra normale, eppure stranamente diverso: toh, in quell’angolo c’è una poltrona… da quando abbiamo una cyclette? E quel quadro, è sempre stato lì?
Da qualche anno mi sono messo sulle tracce di chi si occupa di questo linguaggio al contempo famigliare ed estraneo e ogni volta è stato come un amico che te ne presenta un altro, lungo un percorso in cui ogni tappa non solo precede, ma genera la successiva. Gli incontri e i seminari più significativi sono stati quelli con Nola Rae, Bruno Stori, Thomas Rascher (Familie Flöz), Frank Soehnle (Figurentheater Tübingen), Neville Tranter (Stuffed Puppet).
Oltre al Teatro dei Burattini di Varese, in seno al quale sono nato e cresciuto, collaboro il più spesso possibile con Gyula Molnàr, Francesca Bettini e, più di recente, col Teatro delle Briciole di Parma.