Laura Bartolomei
PRELUDES
anatra morte tulipano
La tecnica della marionetta da polso
Fin dal primo momento che ho visto questa marionetta, durante lo spettacolo di Zakharov, nel 2005, ho sentito un legame profondo e viscerale che partiva dritto dallo stomaco ed ho avuto un gran desiderio di imparare a costruirla e manipolarla.
Questa tecnica rappresenta per me il punto di incontro tra la tecnologia e l’arte performativa in scala minimale.
Ora questo succede in parte con tutte le altre tecniche del teatro di figura, ma qui il legame è più profondo.
La marionetta da polso si muove in un modo straordinariamente naturale, facendo dimenticare allo spettatore il complicato groviglio di fili di acciaio e di nylon con cui è costruita; la indossi e risponde.
Personalmente trovo che il forte legame che si instaura tra la marionetta, la mano e il braccio del manipolatore sia molto intrigante: e’ una marionetta da tavolo, ma non puo allontanarsi piu’ della lunghezza del tuo braccio e non puo’ essere lasciata in scena da sola perche’ il complesso intrigo di fili la renderebbe molto innaturale. E’ una marionetta poco autonoma ma che, allo stesso tempo, sembra saper rendere il manipolatore parte integrale di lei.
PRELUDES
anatra morte tulipano
La tecnica della marionetta da polso
Fin dal primo momento che ho visto questa marionetta, durante lo spettacolo di Zakharov, nel 2005, ho sentito un legame profondo e viscerale che partiva dritto dallo stomaco ed ho avuto un gran desiderio di imparare a costruirla e manipolarla.
Questa tecnica rappresenta per me il punto di incontro tra la tecnologia e l’arte performativa in scala minimale.
Ora questo succede in parte con tutte le altre tecniche del teatro di figura, ma qui il legame è più profondo.
La marionetta da polso si muove in un modo straordinariamente naturale, facendo dimenticare allo spettatore il complicato groviglio di fili di acciaio e di nylon con cui è costruita; la indossi e risponde.
Personalmente trovo che il forte legame che si instaura tra la marionetta, la mano e il braccio del manipolatore sia molto intrigante: e’ una marionetta da tavolo, ma non puo allontanarsi piu’ della lunghezza del tuo braccio e non puo’ essere lasciata in scena da sola perche’ il complesso intrigo di fili la renderebbe molto innaturale. E’ una marionetta poco autonoma ma che, allo stesso tempo, sembra saper rendere il manipolatore parte integrale di lei.
IL TEMA
Lo spazio di una stanza senza pareti e uno scarno letto, diventano lo scenario lievemente surreale, per raccontare una favola scritta “istituzionalmente” per occhi di bambini, ma che parla dell’innocenza di tutti, e delle sensazioni in cui ci si troverà a scrutare e vivere nei momenti ignoti della fine della vita. Una visione che con leggerezza, fuori da ogni drammatizzazione, in un estetismo minimalista, cerca la coerenza con le intenzioni dello scrittore, quelle cha hanno il compito di rasserenare verso quell’ineluttabilità.
Sottotraccia quindi, di fronte al preludio di una circostanza inevitabile, questa storia ci può raccontare, se lo desideriamo, che tutti saremo coraggiosi e curiosi viaggiatori dell’ultimo tragitto, spettatori amorevoli verso se stessi e il mondo, come nel sentimento materno, per esempio, ed è un accenno di ciò che si può dare con la purezza d’animo, con l’amore come carezza di brezza e quale eredità bisognerà serbare per donarla ai figli che verranno e verranno, a loro volta custodi di quel tulipano viola.
Il teatro di marionette resta, nel suo significato di doppio, a rappresentare lo spirito della persona e ci racconta di un dialogo tra se e se, ne svela i dubbi e infine l’accettazione del destino. La danza ci riporta invece alla corporeità della sofferenza e le proiezioni sono le immagini della parte interiore della persona, i suoi pensieri invisibili e inesprimibili con le parole.
Il linguaggio scarno del testo è inoltre preso a modello per un discorso sonoro che non sia solo tappeto musicale generico ma linguaggio espressivo e drammaturgico, un’espressività che vuole raccontare senza parole, attraverso un flusso anche solo rumoroso, della ricerca di un’empatia arcaica tra la vita e la morte, quella che arriva dal profondo dell’animo umano e corrisponde alle origini delle nostre emozioni.
Lo spazio di una stanza senza pareti e uno scarno letto, diventano lo scenario lievemente surreale, per raccontare una favola scritta “istituzionalmente” per occhi di bambini, ma che parla dell’innocenza di tutti, e delle sensazioni in cui ci si troverà a scrutare e vivere nei momenti ignoti della fine della vita. Una visione che con leggerezza, fuori da ogni drammatizzazione, in un estetismo minimalista, cerca la coerenza con le intenzioni dello scrittore, quelle cha hanno il compito di rasserenare verso quell’ineluttabilità.
Sottotraccia quindi, di fronte al preludio di una circostanza inevitabile, questa storia ci può raccontare, se lo desideriamo, che tutti saremo coraggiosi e curiosi viaggiatori dell’ultimo tragitto, spettatori amorevoli verso se stessi e il mondo, come nel sentimento materno, per esempio, ed è un accenno di ciò che si può dare con la purezza d’animo, con l’amore come carezza di brezza e quale eredità bisognerà serbare per donarla ai figli che verranno e verranno, a loro volta custodi di quel tulipano viola.
Il teatro di marionette resta, nel suo significato di doppio, a rappresentare lo spirito della persona e ci racconta di un dialogo tra se e se, ne svela i dubbi e infine l’accettazione del destino. La danza ci riporta invece alla corporeità della sofferenza e le proiezioni sono le immagini della parte interiore della persona, i suoi pensieri invisibili e inesprimibili con le parole.
Il linguaggio scarno del testo è inoltre preso a modello per un discorso sonoro che non sia solo tappeto musicale generico ma linguaggio espressivo e drammaturgico, un’espressività che vuole raccontare senza parole, attraverso un flusso anche solo rumoroso, della ricerca di un’empatia arcaica tra la vita e la morte, quella che arriva dal profondo dell’animo umano e corrisponde alle origini delle nostre emozioni.