Gek Tessaro
I BESTIOLINI
domenica 08 novembre ore 15,30
teatro disegnato
durata 40’ dai 3 anni



IO SONO UN LADRO DI BESTIAME, FELICE
domenica 08 novembre ore 17,30
teatro disegnato
durata 55’ dai 6 anni

biglietto 5€
prenotazione on line
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I BESTIOLINI
di con Gek Tessaro

La danza sgangherata dei molesti ma tenerissimi abitanti dei prati.

In un prato apparentemente  Sembra che non ci sia quasi niente I fiori, gli steli, le foglie qua e là  Ma siamo sicuri che sia tutto qua?  Se in mezzo all’erba ti metti a cercare  Tanti piccoletti potrai incontrare  Corrono, saltano, son birichini  Ecco a voi i bestiolini.  
Dall’omonimo libro edito da Panini prendono vita storie di insetti e di altri piccoli abitanti del prato. La narrazione allegra e giocosa, tenera talvolta, semplice tanto da essere adatta ad un pubblico anche di piccolissimi, ma ricca al contempo di spunti di riflessione su temi molto impegnativi.


IO SONO UN LADRO DI BESTIAME, FELICE
di con Gek Tessaro

Penso che all’inizio mi son provato a raccogliere quel che mi piaceva.  E ho provato a farlo con gli occhi.
Ma non puoi goderne appieno perché a noi, specie a noi maschi non ci resta niente dentro (in memoria intendo).
Ecco dunque questo bisogno di riempire l’anima di cose, posti che mi erano piaciuti (ma anche magari mi avevano spaventato).
Disegnare all’inizio è stato un po’ quello, dare una mano alla memoria, trasportare dal cuore alla carta, avere qualcosa di tangibile che mi riportasse ai luoghi.
Poi diventi grande, capisci che è una scrittura questa, l’unica che si fa capire in tutto il mondo. È una magia, il disegno; ci si può parlare con tutti, raccontare con chiunque e ovunque.
Alla fine che mi importa d’avere un cavallo vero? Posso disegnarli e dunque prendermi tutti i cavalli, che dico, tutte le mandrie che voglio.
Ecco, fin dall’inizio e ancora adesso non sono stato altro che un ladro di bestiame (felice).


Il teatro disegnato

Per chi disegna lasciarsi influenzare da una musica può risultare un gioco affascinante. Può diventare un tentativo di riprodurre i sentimenti che la musica ispira.
In questi lavori il procedimento vuole essere ancora più suggestivo, è il tentativo concreto di riprodurre in immagini i suoni, di trasformare le note in segni, le pause in vuoti, i suoni gravi in pennellate più dense, gli acuti in graffi. Figure d’ombra e sagome animate vengono a completare l’interpretazione di alcuni brani, caratterizzando in modo più esplicito le atmosfere delle storie.
La divisione degli spazi corrisponde alle diverse lunghezze delle pause, alle cadenze dei segni. E’ la traduzione visiva del brano. Le musiche determinano il flusso, il ritmo, il timbro delle storie, costituite da narrazioni e filastrocche originali.
Guardare la musica, ascoltare le immagini.


I destinatari
La rappresentazione mescola contenuti e linguaggi per bambini e per adulti, permettendo a tutti un approccio semplice ma ricco di suggestioni e spunti di riflessione.


www.gektessaro.it
video

Un'autopresentazione

Non posso dire di essere stato un bambino particolarmente intelligente però una cosa l’ho capita fin da subito e cioè che gli adulti sapevano fare un sacco di cose, male magari, ma le sapevano fare. 
Io no: non sapevo stare a tavola, lavarmi, leggere, non sapevo pettinarmi e nemmeno allacciarmi le scarpe ed ero, in sovrappiù, ignorantissimo. Data l’età, ciò era anche logico ma sentivo frustrante il sapere di non sapere niente. 
La faccenda, insomma, mi era risultata chiara fin da subito: la lotta era impari, io ero una nullità e la natura non mi aveva nemmeno concesso quelle armi strategiche minime di cui godono perfino gli animali più insulsi, vedi la seppia o il verme di terra. 
Occorreva dunque trovare una soluzione, qualcosa che mi potesse proteggere e una zona franca, protetta, l’ho trovata con il disegno. Rompevo un vaso? Facevo alla svelta un disegnetto, copiavo un cavallo dall’enciclopedia, lo coloravo di marrone, e quando arrivava mio padre in collera, coi cocci del vaso in mano, per chiedere spiegazioni, guardava il disegno e mi perdonava. Diceva: “Questo ragazzo è un assassino ma sa disegnare”. Una volta ho acceso un fuoco sul terrazzo: per me era come il bivacco degli indiani, i gerani erano cactus e il mio cavallo era lì accanto; la fiamma però si alzò così tanto da lambire il bucato dell’inquilina del piano di sopra che non tardò a bussare alla porta di casa mia. La sua faccia paonazza era del tutto simile alla gonna bruciata che agitava furiosamente. La sua intenzione era di coprirmi di insulti ma si fermò al primo. Domandò a mia madre: “Ma questo cavallo, l’ha disegnato lui?”. “Sì”, le confermò mia madre e aggiunse scuotendo la testa in tono comprensivo: “Me ne combina di tutti i colori ma è bravo nel disegno”. “È bravo parecchio”, confermò la vicina. “Non è, per caso, che potrebbe disegnarne uno anche per me?”. 
In quel periodo disegnavo molti cavalli, molti davvero. Le mie insegnanti di matematica e francese, nelle cui materie non sarei mai arrivato a rimediare un sei, si portavano a casa ritratti di quei quadrupedi in tutte le salse e pose. All’esame di licenza media, gli insegnanti quasi si dimenticarono di interrogarmi: mi facevano i complimenti per la prova di educazione artistica. Il professore di scienze si provò perfino a stabilire la razza degli equini che avevo ritratto: “Sono dei purosangue inglesi, non è vero, Tessaro?”. Annuii anche se non sapevo di che cosa diavolo stesse parlando. So per certo, peraltro, che il titolo del compito era “Case di periferia”. 
  
Oggi sono un adulto e qualcosina, qua e là, l’ho imparata. Disegno ancora cavalli ma non lo faccio  più per legittima difesa. Lavoro coi bambini e tento di ricordarmi il disagio che si può provare a quell’età. Tento perciò di misurarmi con loro solo dopo aver piegato le ginocchia per trovarmi così alla pari. Non divento più piccolo per questo: a 60 centimetri da terra si muovono pianeti sconosciuti e inimmaginabili. 
  
Racconto storie con il disegno e so che è un privilegio perché quello di raccontare è il più bel mestiere del mondo. 
 

Gek Tessaro 

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La tecnica
Gli spettacoli consistono nella narrazione di alcune storie originali dell’autore e illustratore di libri per bambini Gek Tessaro. I racconti si “animano” mediante l’utilizzo della lavagna luminosa. Nella grande magia della suggestione data dal buio, la lavagna luminosa proietta le immagini ingigantendole. Queste, per la maggior parte, vengono realizzate sul momento. Con tecniche diverse: acrilico, collage, acquarello, inchiostri e sabbia, si sviluppano così scenografie bizzarre, divertenti e poetiche. Costruzioni effimere che vivono, crescono e si concludono con la fine del brano.
La lavagna luminosa costringe l’illustratore a disegnare al rovescio, suggerendogli nuovi punti di vista e distorsioni rivelatrici; a volte disegna con entrambe le mani, per creare particolari effetti di simmetria, adottando una tecnica personale e molto efficace.
Ad arricchire ulteriormente la scena contribuiscono le ombre di sagome animate, figurine e personaggi cesellati nel metallo o nel cartoncino, che interagiscono fra loro, con la voce narrante e con la musica.
Il risultato è quello di un gigantesco libro che si anima, si colora, e si racconta.
I brani scelti non appartengono al consueto repertorio per bambini ma a quello della musica del mondo, di paesi e lingue anche sconosciute, ma che riescono a farsi comprendere da tutti, sottolineando e valorizzando l’importanza delle differenze.